Chiunque abbia vissuto quella terribile mattina del 2 agosto 1980 ha ben impresso nella memoria il terribile ululato delle sirene delle decine e decine di ambulanze che accorrevano dagli ospedali di tutta Bologna per prestare i primi soccorsi alle povere vittime della strage più sanguinosa della storia della Repubblica italiana. E per chi non era in città, certamente risaltano tuttora nei negativi delle pellicole dei nostri ricordi più stordenti di quelle ore successive all'esplosione, le sagome colorate degli autobus solitamente ricolmi di passeggeri all'interno dei quali brillavano surrealmente i lenzuoli bianchi che pietosamente custodivano il rispetto dei deceduti. Frammenti visivi di un'organizzazione tipica del nostro territorio, che anche, ma non soprattutto, in momenti così terribili, di epocale smarrimento che eppure durò solo qualche istante, hanno invece lasciato tracce indelebili. Non solo nella memoria di ciascuno di noi, ma anche dei tanti volontari che già facevano parte di associazioni dedite al trasporto degli infermi che da quell'episodio hanno tratto spunto per migliorare lo status quo, donando impulso ad una innovazione organizzativa che avrebbe modificato significativamente tale settore.
Tra gli attori della rivoluzione rientrano certamente i membri dei tre enti senza scopo di lucro già protagonisti sulla scena felsinea dai primi anni settanta, aventi in comune lo svolgimento di prestazioni di assistenza per il tramite di ambulanze: l’Associazione Volontaria di Pubblica Assistenza Croce Italia – ONLUS (fondata nel 1971), la Cooperativa Sociale Croce Azzurra – ONLUS (1972) e l’Associazione Volontaria di Pubblica Assistenza Città di Bologna – ONLUS (1973), che nel 1981 nel capoluogo di regione hanno dato vita al C.A.T.I.S. (Consorzio Ambulanze Trasporti Infermi e Soccorso) Ambulanza 5. Non solo. Dell'anno successivo è l'istituzione della numerazione 50.50.50, assurta a riferimento importante ben prima dell'introduzione del 118, avvenuta, sempre grazie al CATIS, nel 1990. Ma già nel 1988 l'ente no profit aveva creato, insieme all'allora USL 27 di Bologna, la prima centrale operativa denominata "Bologna soccorso".
A seguito delle innovazioni normative medio tempore occorse, nel 2000 viene istituita la Fondazione di partecipazione sociale CATIS, tale essendo in virtù appunto della compresenza delle tre citate associazioni a titolo di fondatori. Recentemente, la Fondazione CATIS ha visto evolversi la propria struttura organizzativa, nel rispetto dell'esigenza di mantenere vivi i principi propri delle tre associazioni di volontariato, e garantendo nel contempo la possibilità di assistere proficuamente (ma non nel senso economico del termine, sebbene persista la necessità di mantenere gli equilibri finanziari dell'ente senza scopo di lucro) l'AUSL di Bologna nel portare avanti i propri obiettivi istituzionali. E ciò avviene, ad esempio, garantendo il 70% degli interventi sul territorio grazie all'utilizzo dei propri mezzi e dei volontari, in un complesso intreccio normativo tra le singole associazioni di volontariato e la Fondazione CATIS, che, tuttavia, trova facile ed immediata applicazione dal punto di vista operativo, grazie al comune obiettivo ed alla trama indissolubile che lega ciascun protagonista di questa consolidata storia che racconta di generosità e professionalità.
Si, perché la Fondazione CATIS non garantisce solamente le pur fondamentali operazioni di trasporto dei disabili e degli infermi che necessitano di assistenza non urgente ma pur sempre indispensabile; ma anche quelli di pronto intervento richiesti al 118.
Ed è per tale motivo che da un lato opera la Fondazione CATIS con il proprio patrimonio di operatori sanitari professionisti (soprattutto infermieri) e dall'altra le tre associazioni, in maniera autonoma tra loro, con proprio personale composto da volontari e le ambulanze, ciascuna con distinte convenzioni stipulate con l'Ausl di Bologna.
In tal modo, vengono assicurate ben 49.000 ore all'anno per ciascun ambulanza a favore degli interventi di emergenza nonché routinari, soddisfacendo ben il 70% del fabbisogno sul territorio, a fronte del residuo 30% coperto direttamente dall'Ausl nonché dalla Croce Rossa, senza venire meno ai principi espressi nello statuto degli enti ONLUS.
La Fondazione CATIS non ha innovato solamente dal punto di vista amministrativo/gestionale, ma ha anche letteralmente "inventato", brevettandolo, un mezzo speciale dedicato al trasporto di pazienti che non necessitano di assistenza medica. Si tratta del MOSS, mezzo operativo sanitario specifico, che consente il trasporto di più utenti con la garanzia di un'assistenza sanitaria ed il rispetto di standard qualitativi inderogabili pur senza i tratti distintivi propri dell'ambulanza, con beneficio psicologico anche del medesimo paziente.
É così che viene garantito il trasporto a chi deve sottoporsi alla dialisi quotidianamente o ai bambini afflitti da disabilità che in tal modo si recano a scuola: grazie all'opera indefessa dei professionisti della Fondazione CATIS ed ai volontari delle tre associazioni che l'hanno istituita.