Inclusione e disabilità

Intervista a Francesco Segafredo, Presidente di Essse Caffè, per il contributo della sua azienda al progetto “Una rete per l’inclusione”
Ufficio Comunicazione

“Una rete per l’inclusione” è un’iniziativa del nostro Istituto che mira alla valorizzazione di alcune realtà particolarmente sensibili ai temi dell’inclusione e della disabilità.

 

Il primo contributo è stato strutturato insieme ad un’azienda che da anni si spende in questo ambito e supporta l’Istituto nella sua mission: Essse Caffè. Francesco Segafredo, Presidente dell’azienda che ha fondato nel 1979 assieme alle due sorelle Chiara e Cristina Segafredo, ci ha permesso di incontrarlo per dialogare su queste tematiche.

 

L’azienda, com’è noto, si occupa di acquisto, tostatura e commercializzazione di caffè e prodotti complementari.

 

Luca Torrente, referente dell’Istituto Cavazza per questo progetto, ha condotto l’intervista.

 

Quali sono le buone pratiche della sua azienda nel supportare realtà come la nostra che si occupano di disabilità ed inclusione?

 

La sensibilità verso queste tematiche nasce da un concetto di imprenditoria che ho ereditato da mio padre, secondo il quale l'azienda deve guadagnare per contribuire al benessere sociale. Un esempio in questo senso può essere legato agli investimenti negli impianti e macchinari che, come conseguenza, portano alla creazione di nuovi posti di lavoro.

 

Un aspetto indiretto, invece, prevede il sostegno ad organismi ed attività solidali, come il vostro Istituto che ho avuto la grande gioia di incontrare attraverso il dottor Federico Bartolomei.

Lavorazione del caffè

Quali sono gli elementi che considera essenziali per l'inclusione di persone con disabilità in un'azienda e più in generale nella società?

 

Il rischio è quello di andare un po' sullo scontato, nel dire che innanzitutto vanno superati quelli che sono gli ostacoli psicologici, intesi come i pregiudizi e le resistenze nei confronti delle persone con disabilità. In questo senso, sarebbe opportuno valorizzare gli elementi di grande capacità, di grandi valori, che si riscontano a volte nelle persone con disabilità.

 

E poi, ulteriormente scontato, è il discorso legato alle barriere architettoniche. A me, per esempio, farebbe molto piacere costruire uno stabilimento nuovo con queste caratteristiche.

 

Pensa che il territorio del bolognese sia attento al mondo della disabilità?

 

Sì, penso di poter dare una risposta affermativa con cognizione di causa ed esperienze dirette. Noi, infatti, sosteniamo, fra le altre, due fondazioni che attraverso lo sport fanno veramente cose encomiabili con persone che presentano diversi tipi di disabilità. Li portano ad arrampicare o in vetta alle Dolomiti d’estate. Si sentono esperienze assolutamente incredibili.

Francesco Segafredo, Presidente Essse Caffè

Cosa può fare l'imprenditoria bolognese per incentivare la cultura dell'inclusione delle persone con disabilità?

 

Ho un po' la sensazione che in questi ultimi tempi inclusione e sostenibilità siano due termini che vanno molto a braccetto e che sono l'elemento fondante di qualunque comunicazione o comunicato che viene condiviso da aziende, organismi o, più in generale, dal mondo economico, dal mondo sociale, dal mondo politico. Va benissimo perché sicuramente è un primo passo quello di parlare tanto di inclusione e di sostenibilità. Credo, però, che forse sarebbe bene per tutti parlare un po' meno e fare un po' di più. In fondo, estremizzo il concetto, di inclusione e di sostenibilità non bisognerebbe parlare, perché dovrebbe essere sottinteso, dovrebbe far parte delle nostre attività quotidiane.

 

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