Dali Gimba

È un piccolo villaggio al centro del Sahara dove la metà dei suoi duemila abitanti nascono quasi ciechi
Nicola Rabbi

Una notte apparve in sogno, a una donna che stava aspettando un figlio, una creatura sovrannaturale. L’entità le disse che il futuro bambino sarebbe stato speciale, avrebbe avuto da Allah un dono che lo avrebbe distinto dagli altri bambini. Le disse che il bambino però sarebbe nato cieco e che anche le sue generazioni a venire lo sarebbero state.

 

Questa è la spiegazione che viene data dagli abitanti del villaggio di Dali Gimba, dove la metà dei suoi 2 mila abitanti nascono quasi ciechi, ai visitatori che raggiungono questa remota località posta al confine tra Mauritania e Mali, quasi al centro del deserto del Sahara.

 

Questo strano fenomeno che dura da una decina di generazioni sembra collegato a un problema genetico che si trasmette ai nuovi nati in una popolazione che vive isolata e in cui le unioni spesso avvengono tra consanguinei.

 

Dali Gimba è solo un piccolo villaggio che dista 60 chilometri a sud dalla città di Timbreda e, cercando di indovinare su Google Maps dove può essere situata, ti viene da chiedere come mai le persone scelgono di vivere in un posto così isolato, dove le temperature del deserto e la mancanza di acqua rendono difficile la vita.

 

Questo, del resto, deve essere lo stesso pensiero che hanno le autorità statali che non si occupano più delle condizioni sanitarie del paese dei ciechi. Questo abbandono si è intensificato con il tempo ed è un evento abbastanza comune nei paesi in via di sviluppo, dove lo sviluppo, quando arriva, si concentra nelle città, dimenticandosi delle aree rurali.

 

Gli abitanti di Dali Gimba formano una comunità molto coesa e il fatto che la metà di loro sia pressoché cieca, crea una vita sociale del tutto particolare dove la vista e la cecità si intrecciano normalmente nella vita di tutti i giorni, si integrano, fanno parte del quotidiano, è la norma.

Il villaggio di Dali Gimba - foto di Saquib Usman tratta dalla sua pubblicazione “Blindness and Water Divination in the Saharan West”

Nel 1904 lo scrittore H. G. Wells scrisse un racconto lungo intitolato “Il paese dei ciechi” dove un viaggiatore giunge in un paese dove nessuno vede. Nuñez il vedente si scontra con un mondo che non comprende, i non vedenti da parte loro considerano il dono della vista come causa di allucinazioni e di comportamenti sociali pericolosi. Ma a Dali Gimba non è così. La comunità è compatta e deve affrontare assieme una vita difficile, resa sempre più dura dall’abbandono da parte delle autorità. Ma, a volte, chi vede lascia il villaggio alla ricerca di una vita migliore e gli abitanti che rimangono tendono ad avere dei rapporti sempre più esili con i villaggi confinanti.

 

Rimane il karama, il dono di Allah promesso dalla creatura soprannaturale. Alcuni dei ciechi infatti sono degli abili rabdomanti e, non si sa come, hanno sviluppato un senso dell’olfatto raffinato. Si avvicinano alla superficie sabbiosa del deserto e annusando la sabbia riescono a capire se sotto c’è l’acqua dolce. Per questo i rabdomanti ciechi vengono chiamati anche dai villaggi vicini per prestare il loro servizio. Alcuni vengono addirittura venerati come maestri spirituali. Saquib Usman è un giovane antropologo dell’Università del Michigan che ha raccontato nel 2024, all’interno di un saggio più vasto, la storia di uno di questi rabdomanti ciechi e santi.

 

Una notte apparve in sogno al Presidente della Mauritania un’entità soprannaturale. La strana creatura fece una profezia e disse che se non avesse mandato dei medici a Dali Gimba suo figlio sarebbe nato con le orecchie da sciacallo e anche le sue future generazioni…

 

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