A metà degli anni Cinquanta, Bologna conosce una realtà nuova e sempre più problematica che sollecita l’adozione di importanti provvedimenti strutturali. Gli effetti della crescita economica mettono in circolazione beni e servizi che allargano in maniera esponenziale la platea dei consumatori nei beni durevoli, come nel settore automobilistico.
Il Piano regolatore generale sottolinea come le maggiori città italiane si trovino “in una preoccupante crisi di viabilità e di circolazione”, che Bologna subisce maggiormente, proprio per le sue caratteristiche di storicità medievale, con strade “strette e tortuose non adatte a smaltire la quantità dei veicoli che sempre più numerosi la percorrono” e che mette a rischio l’incolumità dei cittadini che percorrono abitualmente le vie del centro.
La soluzione adottata è quella di separare nettamente le due criticità - la tutela del passaggio pedonale e lo snellimento del traffico automobilistico - con la costruzione di gallerie dedicate esclusivamente al pedone per salvaguardare “l’incolumità delle donne, dei bambini e dei vecchi”.
La scelta del primo sottopassaggio cittadino ricade sulla centralissima via Francesco Rizzoli dove le condizioni del traffico assumono proporzioni “gigantesche”, un’area dove si svolge la maggior parte del passeggio cittadino tra negozi, attività direzionali e commerciali.
Il progetto prevede la costruzione della galleria che collega via Rizzoli, all’angolo di via Caduti di Cefalonia, con il Palazzo Modernissimo e il lato opposto di piazza Re Enzo, con entrate e uscite in corrispondenza dei punti di maggiore transito.
La nuova “piazza” sotterranea diventa un centro di incontro e socialità che protegge il pedone e lo invita anche a sostare in un luogo dove può ritrovare l’intimità dei portici come un proseguimento del passeggio e degli acquisti. Durante gli scavi vengono alla luce importanti reperti archeologici dell’epoca romana, un ben conservato selciato di decumano massimo nei pressi e sotto le rampe del lato verso via Caduti di Cefalonia e alcuni tratti di pavimenti in mosaico verso piazza Re Enzo, resi visibili da ampie vetrate. Curiosamente si diffonde la voce che gettare una moneta attraverso le fessure delle teche portasse fortuna tanto che il sito è rinominato “una succursale della Fontana di Trevi”.
Il positivo risultato del primo lotto sollecita il Comune a proseguire sulla linea del progetto iniziale. Due anni dopo assume la decisione di ampliare la rete sotterranea con la costruzione di un nuovo sottopassaggio all’incrocio delle vie Ugo Bassi, Rizzoli, con via Indipendenza e creare un ampio collegamento a favore del pedone nell’area più interessata alla congestione del traffico. Bolognesi e turisti possono così attraversare e trascorrere tempo libero in un ambiente piacevole e ricco di storia, con negozi, bar, servizi, vetrine di esposizione, mostre di reperti archeologici, una rete capace di favorire al proprio interno attività permanenti e non solo di accogliere un transito frettoloso. La costruzione dei grandi sottopassaggi nel cuore del centro storico di Bologna ottiene un positivo risultato, per molto tempo protettivo, efficace e gradito dal pubblico, una modernizzazione voluta per affrontare il fenomeno della circolazione veicolare che si rivelava irrefrenabile, ma è indubbio che la tutela del pedone rappresenti il primo provvedimento dell’amministrazione nei confronti della salvaguardia delle condizioni sostenibili di chi va a piedi, non solo per il rischio di impatto con il traffico veicolare, ma per la salute e il benessere fisico e ambientale.