Le prime esperienze di telemedicina, con l’invio telematico di immagini e dati strumentali per il teleconsulto, risalgono a diversi anni fa. Tuttavia, è stato con la pandemia COVID-19 che si è verificato un incremento esponenziale delle prestazioni offerte in vari settori della medicina.
La Virtual Clinic Oculistica dell’Azienda USL di Bologna rappresenta un esempio di clinica virtuale dedicata all’oftalmologia. Per comprendere meglio come è nato il progetto e i servizi offerti, abbiamo intervistato la Dott.ssa Francesca Quagliano, medico oculista e Direttrice del Programma Dipartimentale Rete di Telemedicina Oculistica Hub & Spoke e Cliniche Virtuali.
“Durante la prima ondata dell’emergenza COVID-19,” spiega la Dott.ssa Quagliano, “nell’ottica di limitare il contagio, le normali attività ambulatoriali sono state parzialmente sospese. Di conseguenza, si è resa necessaria la presa in carico dei pazienti direttamente nelle loro abitazioni, attraverso servizi di telemedicina. Questa situazione, pur rappresentando una criticità, ha offerto un’opportunità unica per favorire l’attivazione di strumenti di sanità digitale e telemedicina, con molteplici vantaggi per i pazienti, soprattutto per quelli più fragili, affetti da malattie croniche o disabilità.”
Oggi, continua Quagliano, “l’AUSL di Bologna ha attivato un servizio di telerefertazione basato sul modello di Virtual Clinic, che consente ai pazienti di ricevere risposte ai propri bisogni di salute direttamente sul territorio, vicino a casa. Questo approccio riduce gli accessi non necessari in ospedale, consentendo una presa in carico più rapida e ottimizzando le risorse. Il progetto è destinato a pazienti affetti da patologie croniche ad alto impatto sociale, come le complicanze oculari del diabete, prima causa di cecità in età lavorativa, la degenerazione maculare senile, prima causa di cecità nei pazienti over 65 anni e il glaucoma. Inoltre, è rivolto anche ai pazienti più fragili, affetti da patologie oculari rare o da pluridisabilità”.
Questo sistema consente un’ottimizzazione del percorso di cura, permettendo ai pazienti di accedere con maggiore facilità ai servizi offerti dall’Unità Operativa di Oculistica dell’AUSL di Bologna.
“Le difficoltà maggiori,” continua Quagliano, “sono state individuare le tecnologie necessarie alla realizzazione del progetto, come una piattaforma per la visualizzazione e l’elaborazione da remoto degli esami diagnostici oculistici. Un’altra sfida è stata quella di condividere un progetto così innovativo con tutti i professionisti coinvolti nella cura dei pazienti oculistici. Come accade in ogni realtà, ci sono persone più aperte all’innovazione e altre meno, ma rapidamente tutti hanno riconosciuto le opportunità e i vantaggi di questo modello”.
Le Virtual Clinics sono dotate di strumenti di ultima generazione e tecnologie all’avanguardia, i pazienti possono effettuare esami e test diagnostici presso strutture sanitarie territoriali, interfacciandosi con infermieri e professionisti sanitari in loco, e ricevere comodamente il referto direttamente nel Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), una volta elaborato dallo specialista dell’Hub.
Questo modello è particolarmente vantaggioso per chi vive in aree periferiche o per pazienti con disabilità o fragilità, che possono incontrare difficoltà nel raggiungere i centri ospedalieri.