Ventidue anni, ipovedente, appena laureato in Scienze Agrarie, Gabriele Cammalleri è anche uno dei partecipanti a “Volare oltre la vista, destinazione inclusione”. Promosso da Swissport Italia, leader dei servizi di handing aeroportuale, e da UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti). Il progetto è dedicato all’inclusione lavorativa di persone con disabilità visiva per le attività di assistenza a terra ai passeggeri. Da settembre, insieme ai suoi compagni di questa nuova avventura, dopo un periodo di formazione, Gabriele lavora a Fiumicino ed è pronto a raccontarci i primi mesi di questa esperienza.
Hai cambiato tutto: casa, città, lavoro: come ti sei trovato?
È sicuramente un cambiamento importante, per fortuna sono giovane e alla mia età è un po' più semplice stravolgere la propria vita. Sicuramente non è facile, ma piano piano sto ricreando un equilibrio.
Quali sono le difficoltà?
Provengo da un contesto universitario in cui si è a contatto con gente di età ed esigenze molto simili. Lavorare in un ambiente con persone più grandi di me ed esigenze diverse, rende più difficile maturare il rapporto anche fuori dall'ambiente di lavoro. Inoltre, la mia soluzione abitativa non è delle migliori e pur essendo vicinissimo all'aeroporto, i collegamenti con lo stesso e con Roma sono decisamente insufficienti. Le difficoltà fanno parte del viaggio e la voglia di continuare quest'esperienza aiuta a conviverci e superarle.
E le cose positive?
Stare a contatto con gente più grande di me, mi permette di avere un confronto diverso da quello a cui sono abituato, con differenti punti di vista. Inoltre, mi ritengo molto fortunato ad aver trovato persone con un'infinita disponibilità. Aggiungo che questo tipo di lavoro mi permette di essere un punto di riferimento per i passeggeri che hanno subito un disguido. Una disabilità ti pone nella condizione di dover aver bisogno dell'aiuto degli altri; quindi essere io ad aiutare le persone in difficoltà è doppiamente gratificante.
Tutto il giorno in aeroporto, ma quale viaggio ti piacerebbe fare?
Qualcosa bolle in pentola. Comunque una città che vorrei visitare da molto tempo è Londra. Parlando di un viaggio più impegnativo, mi piacerebbe girare il Giappone.
Questa esperienza è nata per una società più inclusiva, pensi che sia possibile? Hai qualche suggerimento?
Sicuramente sono stati fatti passi da gigante in termini di inclusività, ciò non toglie il fatto che la strada da percorrere è ancora tanta. Per rimanere in tema, dal punto di vista lavorativo, spero che il progetto di cui faccio parte possa essere d'ispirazione per molte altre aziende e che progetti del genere non diventino argomenti di rilevanza mediatica, ma la normalità. Un consiglio che mi sento di dare alle aziende è di offrire ai dipendenti la possibilità di far presenti le loro esigenze, poiché, spesso, gli accorgimenti da dover adottare sono più semplici del previsto. Ai ragazzi consiglio di avere il coraggio di osare e uscire dalla propria zona di confort, perché solo così si può riuscire a raggiungere l'autonomia personale.