Conto su di me e anche su di te

La matematica di Michele Mele per aiutare i disabili visivi
Silvia Colombini

Michele Mele è uno che con i numeri ci sa fare. Dopo una Laurea Magistrale in Matematica all’Università di Salerno, e un dottorato di ricerca in Scienze Matematiche e Informatiche all’ateneo “Federico II” di Napoli, si occupa di ricerca su problemi di Ottimizzazione combinatoria e su alcuni temi di storia e didattica della matematica all’Università del Sannio a Benevento. È anche Education Officer della campagna “Science in Braille” promossa dall’organizzazione delle Nazioni Unite e dal Royal Academy of Science International Trust di Londra, e coordina il progetto da lui ideato “Accessibilità all’Arte” del Touring Club Italiano.

Inoltre, è autore di due libri “L’universo tra le dita” e “Il richiamo della strada” (Edizioni Efesto) e collabora con testate giornalistiche internazionali. Niente male per un ragazzo di trentatré anni nato con una eredodegenerazione retinico-maculare, tanto che, per le sue attività scientifiche in supporto alle persone con patologie della vista, ha ricevuto il titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Sergio Mattarella.
Michele Mele e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

 

La matematica è un linguaggio ideato per interpretare la realtà. Tu ti sei appassionato sin da bambino, come farla amare dai giovani?

Sin da piccolo, anche in conseguenza della mia patologia, ho dovuto imparare a geometrizzare lo spazio intorno a me; è così che è nata questa passione. Ai giovani non deve essere presentata una sfilza di formule da ricordare, quella non è matematica, ma deve essere spiegato il significato profondo della disciplina, sia metodologico che immediatamente pratico. La matematica è la scienza che spiega la nostra vita, la democrazia e l’universo, ma è anche lo strumento più efficace per affrontare le nostre sfide quotidiane.

 

Come costruire una società più inclusiva?

Sta a tutti noi, nessuno escluso, ripartire dal rispetto delle più basilari regole di civiltà, requisito di ogni società che voglia definirsi umana. Solo la cultura, non intesa come un nozionistico culto delle ceneri, ma come rispetto dell’altro, crea i presupposti giusti per i processi d’inclusione e rende davvero liberi.

 

Quanto ha pesato la tua diversità nella tua crescita?

La società italiana, a differenza di altre, tende ad etichettare il diverso, qualunque sia la sua “difformità” dalla “normalità”. L’accettazione da parte della società non deve però snaturare l’individuo, il quale ha il compito, dopo aver accettato la propria diversità, di seguire la propria strada, infischiandosene delle barriere costruite dall’ignoranza. La chiave per risollevarsi dopo ogni forma di discriminazione è evitare autocommiserazione e vittimismo, imparando dai torti subiti per rialzarsi più forti e più pronti dopo ogni inciampo.

 

Oltre all’intelligenza artificiale quali progressi scientifici dobbiamo auspicarci per migliore il futuro?

La mentalità conservatrice ed antiscientifica italiana ha fin da subito sollevato un polverone di allarmismo e conclamate bufale sull’intelligenza artificiale, ma essa resta la nostra principale speranza, almeno nel futuro prossimo. Al di là del profondo rinnovamento delle tecnologie assistive che è ormai alle porte grazie all’intelligenza artificiale; i temi di logistica e didattica legati all’accessibilità sono sempre più di interesse per la ricerca scientifica; sono pertanto fiducioso per le prossime decadi. Dall’accessibilità della lettura delle formule e delle lingue straniere all’inclusività dei sistemi di trasporto pubblico, i fronti aperti sono tanti e i prossimi anni potrebbero davvero regalarci qualche sorpresa; ma ciò avverrà solo se la fiducia nella scienza sarà la base di ogni politica ed il fattore comune della nostra cultura.

 

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