L’Istituto Cavazza oggi sente l’esigenza di adeguare i propri spazi in cui, ogni giorno, svolge in favore degli utenti attività di supporto all’istruzione e arricchimento culturale, formazione professionale, alfabetizzazione tecnologica e sviluppo di capacità tecniche per facilitarne l’autonomia personale e l’integrazione sociale.
La necessità di affrontare nuove forme di disabilità, sempre più complesse, richiede una revisione e valorizzazione degli spazi ambulatoriali e residenziali.
Per questo fine, l’Istituto intravede grandi potenzialità nella “palazzina”, posta in una posizione baricentrica per il complesso edilizio in cui esso ha sede, realizzata negli anni ’50 con una struttura in cemento armato, e sviluppata su quattro livelli fuori terra. Le altezze interne dei locali, sovradimensionate rispetto all’uso previsto originariamente (palestra al piano terra e uffici ai piani alti), abbinate alle piccole finestre e al portico di collegamento con l’edificio storico, sostenuto da pilastri alti ed esili, conferiscono alla facciata principale proporzioni disarmoniche rispetto al contesto architettonico.
Dalla volontà di esplorare le potenzialità della palazzina, è nata l’idea di creare una sinergia tra l’Istituto e l’Università di Bologna (UNIBO) per raccogliere suggestioni progettuali per la “nuova vita” di questo edificio. Così, gli studenti del primo anno della Laurea Magistrale in Ingegneria Edile-Architettura, nell’ambito del corso di Architettura Tecnica 2, hanno sviluppato un progetto partecipato in cui il dialogo con l’Istituto ha assunto un ruolo centrale per la realizzazione di nuovi spazi versatili e facilmente adattabili, intuitivamente distribuiti e dunque agevolmente accessibili agli utenti.
Le proposte progettuali hanno previsto due tipi di intervento basati su due strategie opposte: la demolizione e ricostruzione in sagoma dell’edificio, che consentirebbe di ottimizzare gli spazi all’interno delle volumetrie esistenti e massimizzare le prestazioni energetiche e strutturali dell’edificio; la riqualificazione architettonica ed energetica dell’esistente che, considerando il particolare contesto di un centro polifunzionale posto nel centro storico di Bologna, che deve garantire il - seppur parziale - continuo svolgimento delle attività, potrebbe limitare l’impatto dell’intervento e il livello di disturbo per gli abitanti.
In entrambi i casi, l’edificio - nuovo o rinnovato - dovrà accogliere due unità distinte, comunicanti ma dotate di accessi separati: una pubblica, dedicata alle attività medico-sanitarie, con ambulatori, palestra di psicomotricità e piscina per la riabilitazione in acqua; l’altra privata, dedicata alle residenze, in cui gli utenti possano soggiornare durante la formazione e sviluppare la propria autonomia domestica.
Anche l’area esterna dovrà essere coerentemente riqualificata: i parcheggi ricollocati altrove, eventualmente interrati, per trasformare la corte in un ampio spazio verde e permeabile, adeguatamente arredato per svolgere attività riabilitative all’aperto e favorire l’aggregazione.
Il laboratorio progettuale ha rappresentato un’occasione unica e preziosa per riflettere sul tema dell’equità sociale, principio che, per volgere a una progettazione inclusiva, in termini di accessibilità, comfort e gradevolezza degli spazi, va necessariamente contemperato con le diversità percettive degli utenti. Il punto di partenza per l’avvio di una collaborazione tra l’Istituto e UNIBO, tra didattica e ricerca.