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Scrivere con le ombre

Continua il racconto del progetto Camera Chiara come nuovo mezzo espressivo
Luca Torrente

Nel precedente numero di Vedere Oltre vi ho raccontato la genesi di un progetto chiamato Camera Chiara. L’intuizione, nata dalla mente del Dott. Davide Carlo Conte, ha portato nella prima metà del 2023 quattro ragazzi con disabilità della vista a sperimentare in camera oscura con luci ombre e carta fotografica. I partecipanti hanno impiegato la tecnica della rayografia per comporre immagini con oggetti appoggiati sulla carta fotografica ai sali d’argento. Le immagini impresse dalla luce dell'ingranditore fotografico venivano poi scansionate e stampate su fogli Minolta che, una volta scaldati, rendevano le parti in nero a rilievo. Quest’ultimo passaggio ci permetteva di restituire alle persone non vedenti le creazioni fatte.

Le opere allo stand di Arte Fiera - BolognaLe aspettative di crescita di questo progetto erano alte, ma dopo questa prima esperienza non avevo ancora davvero realizzato l’importanza di quello che stavamo facendo. Le risposte furono molteplici e per alcuni di loro era evidente che, per ragioni diverse, era scattato qualcosa. In una delle partecipanti le ombre avevano risvegliato un vecchio ricordo di quando il residuo visivo ancora le permetteva di poter fare fotografie tradizionali. La natura fortemente contrastata delle immagini che realizzava con noi in camera oscura le permetteva di vedere ciò che aveva creato. Ricordo che la rayografia è quasi esclusivamente assenza o presenza di colore sulla stampa con i confini talvolta frastagliati, ma comunque sempre delineati; per tali ragioni, per questa partecipante che definisce il suo stato percettivo attuale “al confine tra la vista e il tatto”, Camera Chiara è stata una esperienza che le ha permesso di riprendere in mano, attraverso un nuovo linguaggio, una passione che da quando ha un residuo di tre decimi aveva necessariamente abbandonato.

Mano tocca foto a rilievo con fiori

Ad un’altra componente del gruppo, cieca dall’età di 15 anni, questa esperienza ha portato la scoperta di un nuovo mezzo espressivo. Decise di sfruttare le ore passate in camera oscura per cercare simbolismi che la rappresentassero e che potessero essere esperibili non solo da lei, ma anche da chi attorno a lei avesse visto le sue opere senza toccarle. Come lei stessa dice “c’è creatività anche nelle disabilità visiva” per questo non deve essere attivamente preclusa alle persone cieche.

 

Davide Conte con un gruppo di studenti allo stand di Arte Fiera - BolognaSuccessivamente, una parte dei lavori realizzati in questa prima sessione di prova è stata selezionata dall’architetto Fabio Fornasari che oltre alla curatela della mostra, ha offerto la sua supervisione affinché le opere scelte venissero incorniciate a regola d’arte. In occasione di un incontro organizzato dal Dott. Conte le stampe sono state presentate ad un piccolo gruppo selezionato di persone appartenenti al mondo dell’arte e ad enti finanziatori dell’iniziativa. I lavori hanno colto l’attenzione di Simone Menegoi, direttore di Arte Fiera che ha fatto dono all’Istituto di uno spazio espositivo all’edizione 2024 di Arte Fiera. Il successo è stato indiscusso, la storia e l’intuizione creativa del progetto hanno attratto centinaia di persone allo spazio espositivo, talune anche interessate ad acquistare le opere, per loro dispiacere, non in vendita.

 

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