Mi chiamo Luca, appartengo all’organico dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza e l’ebanisteria è una mia passione da ormai più di dieci anni. Ho una lunga serie di progetti sulle spalle, ma ancora non si era presentata l’occasione per realizzare un manufatto per un’istituzione che ha quasi duemila anni, così quando mi è stato proposto di realizzare un plastico tattile delle Basilica di Santa Maria Assunta in Aquileia non ci ho pensato su troppo ed ho accettato. La prima struttura della basilica risale agli anni immediatamente successivi all’editto di Milano del 313 d.C., nei secoli però è stata ricostruita più volte, l’ultimo intervento che ha apportato importanti modifiche alla struttura, fra le altre, l’aggiunta del transetto, risale alla prima metà dell’XI secolo. L’architettura della basilica si caratterizza da una commistione di linee greco-romaniche, un battistero ottagonale connesso alla struttura principale da un lungo camminamento in parte porticato ed un maestoso soffitto ligneo a carena di nave che copre la navata centrale.
L’elemento della basilica più interessante per i visitatori è però il mosaico che copre il pavimento delle tre navate, questo ad oggi rappresenta uno dei più importanti monumenti paleocristiani d’Europa, è ricco dei simbolismi gnostici e narrazioni tratte dalle sacre scritture. La progettazione del lavoro è stata fatta sotto la direzione dell’Architetto Fornasari, direttore del museo Tolomeo, che ha attenzionato gli elementi da far risaltare perché l’esperienza aptica fosse puntuale ed efficace. Essendo tanti di questi interni alla basilica ed avendo ricevuto istruzioni dal committente che fosse fondamentale farli risaltare nella realizzazione del plastico la struttura si sarebbe dovuta aprire. Questo è stato un punto che ci ha dato molto da pensare, del resto più sono le parti mobili più è fragile il manufatto, specie se di piccole dimensioni, ma gli studi fatti tempo addietro sui portagioie mi facevano ben sperare.
La scelta dei materiali è ricaduta su legni che potessero sopportare alti livelli di umidità e un po’ di maltrattamento, cercando sempre il fine equilibrio tra dimensione/spessori e esperibilità del plastico. Il rovere lo conosciamo tutti, è un legno pregiato, largamente usato nella costruzione di mobili, ce ne sono diverse varietà, quella europea è quella esteticamente più apprezzata, per la venatura dritta ed uniforme. Per questo e per la caratteristica cromatica, un giallo paglia, è stato scelto per le parti in mattoni della basilica. Il padouk invece è un legno che non appartiene al nostro continente, è un cosiddetto legno esotico, molto denso, ma comunque facilmente piallabile e fresabile. Il distintivo colore rosso si addiceva per la rappresentazione dei coppi ed è stato quindi scelto per i coperti della basilica, gli stessi che sulle navate centrali si sarebbero poi aperti a guisa di scatola, andando in battuta sui contrafforti, ai lati della chiesa per sostenerne il peso. Le sfide tecniche sono state molteplici, il catino absidale, ha richiesto una operazione di tornitura con un importante sbalzo dal poggia utensili. La volta a carena di nave ha portato al limite l’estensione della fresatrice, decisamente oltre gli standard consentiti dai costruttori. Gli angoli ad incastro dei coperti hanno richiesto il rispolvero di alcune nozioni di algebra ed un uso diciamo creativo (si legga improprio) del banco sega. La consegna è avvenuta a Settembre del 2024, alla presenza dell’ente finanziatore banche GENERALI. All’evento il plastico è stato presentato dalla Professoressa Secchi, direttrice del Museo Anteros, che ha guidato una persona non vedente all’esplorazione tattile della basilica. Non voglio peccare di presunzione, ed è certo che la maestria, competenza e trasporto offerto dalla professoressa abbiano largamente contribuito a quanto ho raccontato, ma la commozione di un banchiere è di certo un bel complimento.