Il 21 febbraio è la giornata nazionale per ricordare il sistema Braille, lo strumento fondamentale per l’accesso alla cultura e alla conoscenza da parte dei non vedenti.
Nel 1825 il francese Louis Braille ideò e realizzò questo sistema costituito da sei puntini a rilievo ottenuti tramite la perforazione di un foglio di carta e all’interno di un rettangolino che, per le sue dimensioni (3 x 6 millimetri) si adatta perfettamente al polpastrello delle dita delle mani.
Le diverse combinazioni dei sei puntini consentono la realizzazione di 64 (sessantaquattro) simboli utilizzando i quali è possibile comporre le parole, i numeri e i simboli matematici, le note musicali ecc. così da permettere la riproduzione tattile delle diverse forme dell’espressione scritta.
Tanti sono stati i tentativi e le sperimentazioni alla ricerca di una soluzione che consentisse anche ai ciechi di poter accedere alle informazioni e alla cultura per sottrarli alla mendicità a cui erano stati condannati nei secoli precedenti. I diversi tentativi di riprodurre in rilievo le lettere tradizionali, si erano però scontrati con le difficoltà di riconoscimento tattile delle stesse, e quindi su una eccessiva lentezza del processo di comprensione e lettura, mentre restava ancora irrisolto il problema della scrittura autonoma da parte dei ciechi. La soluzione ideata da Louis Braille risolse brillantemente entrambe le problematiche, infatti il riconoscimento dei 64 simboli era rapido, potendo avvenire con un solo movimento delle dita, consentendo una lettura molto più spedita e una comprensione più efficiente di ciò che si leggeva, inoltre una volta appresi i simboli e le combinazioni di puntini del sistema Braille, era possibile riprodurli anche individualmente utilizzando la tavoletta e il punteruolo, ciò che consentì per la prima volta ai ciechi di poter scrivere autonomamente un qualsiasi testo.
Oggi, a due secoli dalla sua ideazione, pur in presenza dei grandi sviluppi della tecnologia, il sistema Braille resta ancora l’elemento fondamentale per la formazione e l’autonomia dei ciechi di tutto il mondo; anche se sono disponibili strumenti e mezzi che permettono l’accesso alla cultura e all’informazione che non richiedono una difficile trascrizione dei testi, ma se si vuole approfondire, riflettere ed analizzare seriamente un qualsiasi argomento è ancora necessario disporre della traduzione nel sistema Braille. Da questo punto di vista tutti i positivi risultati raggiunti con i moderni strumenti tecnologici Computer, Ipad, Iphone, cellulari ecc. diventano più significativi se si possono collegare a display Braille che consentono di leggere tattilmente tutto ciò che compare sullo schermo dello strumento che si sta utilizzando.
La celebrazione di una giornata nazionale del Braille, offre l’opportunità per riflettere, rilanciare l’importanza di uno strumento essenziale per la piena integrazione e la completa emancipazione di tutti i ciechi. Quei sei puntini e le loro combinazioni, li hanno sottratti dall’analfabetismo e hanno permesso a tanti di realizzarsi come persone ed essere soggetti attivi nella società e nel loro tempo.
Tanti gli esempi da sottolineare, qui preme ricordare coloro che passando per le stanze dell’Istituto Cavazza si sono potuti formare e hanno poi saputo esprimere nella realtà del proprio tempo il frutto del loro impegno e della formazione acquisita grazie al sistema Braille.
Il primo nome da citare è certamente quello di Augusto Romagnoli che riuscì a raggiungere, tra i primi ciechi italiani la laurea in lettere classiche con una tesi scritta in latino nel 1904 presso l’università degli studi di Bologna e, nel 1906 conseguì una seconda laurea in Filosofia, con una tesi che illustrava e razionalizzava il proprio percorso di formazione, così da essere considerato il primo testo di Tiflologia italiano. Paolo Bentivoglio, che per molti anni fu direttore dell’Istituto e Presidente Nazionale dell’UICI, Silvestro Banchetti, professore universitario a Bologna e dirigente nazionale UICI, Ernesto Dini Vice Prefetto e Presidente del nostro Istituto, Enzo Tioli Preside nella scuola pubblica e dirigente nazionale dell’UICI, Lucio Carassale, Preside nella scuola pubblica e protagonista dei primi inserimenti di ciechi nella scuola comune a La Spezia, Rodolfo Cattani Presidente della biblioteca Regina Margherita di Monza e dirigente nazionale dell’UICI, Luciano Paschetta, Preside nella scuola pubblica e dirigente I.Ri.Fo.R. e dell’UICI, Francesco Andreoli Preside nella scuola pubblica, Antonio Frau, che diresse le lotte per l’emancipazione dei ciechi alla fine degli anni '60 del secolo scorso, e che dopo la laurea in Pedagogia tornò in Sardegna, sia per insegnare nella scuola pubblica, sia per esprimere le sue grandi abilità manuali nella realizzazione di prodotti artigianali.
Costoro, e molti altri, si sono formati nel nostro Istituto grazie all’uso del sistema Braille, e poi hanno espresso le loro capacità e qualità in diverse attività raggiungendo livelli di realizzazione personale e di riconoscimento sociale significativi.
A duecento anni dall’ideazione del sistema Braille, a noi spetta il dovere di continuare a lavorare affinché questo sistema di letto-scrittura continui ad essere riconosciuto come lo strumento essenziale per l’autonomia e la piena realizzazione delle persone cieche. Apportiamo tutti gli aggiornamenti che la moderna tecnologia ci consente, ma ricordiamoci che la formazione, la crescita, e la possibilità di esprimere compiutamente la propria personalità in qualsiasi realtà e situazione, passano dalla piena padronanza degli strumenti di informazione, di diffusione della cultura, di comunicazione diretta personale e non mediata, tutti risultati che i ciechi possono conseguire conoscendo e utilizzando compiutamente il loro codice di letto-scrittura, cioè il sistema di Louis Braille.